Il Tempo passa ...


26 febbraio 2009

Il bello di essere miopi...




Citando la voce su wikipedia relativa alla miopia:

"La miopia è un'ametropia o un disturbo rifrattivo, a causa del quale i raggi luminosi non si focalizzano sulla retina ma davanti ad essa. La conseguenza pratica è che gli oggetti osservati tendono ad apparire sfocati, e la visione ottimale è limitata solo a quelli particolarmente vicini."

Ora si può parlare tranquillamente di miopia mentale.

E' la forma di miopia di chi pensa solo ai propri diretti e immediati interessi.

Relativamente alla questione sul ritorno alle centrali nucleari nel BelPaese, nonostante un referendum espressione diretta della volontà popolare, si possono leggere dei gustosi interventi su giornali e blog:

come questo intervento di Dario Fo su repubblica.it;

e questo post sul blog di Chiara.


Si tratta di opinioni e risate amare.


Per dire subito a tutti coloro che pensano al nucleare come a una buona cosa e giustificano questo con un:

"tanto le centrali ci sono appena oltre confine"

vorrei fare osservare l'immagine all' inizio di questo post.

E' presa dal sito di una scuola superiore americana che ringrazio.

La nube rosso porpora rappresenta la nube di inquinanti radioattivi il 27 aprile 1986 il giorno dopo l'incidente di Chernobyl.

Credo che basti questa immagine, e la dimensione della nube per capire che il problema di una centrale nucleare non è quanto sia vicina o meno, no?

Qualcuno potrà obbiettare che l'energia ci serve e il nucleare è l'unica soluzione economica e sicura per coprire il nostro fabbisogno energetico.

A chi la pensa così vorrei fare leggere questo articolo dove il fisico dell' Università di Firenze, Angelo Baracca da qualche informazione interessante.

Se preferite ascoltare una sua intervista telefonica diretta rilasciata a Caterpillar, andate al minuto 16 e 30 secondi di questo podcast.

In pratica la Spagna, in un solo anno con un investimento esclusivamente sull'energia eolica, è riuscita ad ottenere la stessa energia che, forse, fra venti anni due centrali nucleari faranno nel BelPaese.

Senza avere i costi di gestione, smaltimento e carburante richiesti dal nucleare.

Si scopre così che si può fare ben altro quindi, molto prima e con minore impatto ambientale.

Almeno si può fare uno studio di fattibilità attendibile prima di costruire qualcosa che la gente non ha espressamente voluto anni fa.

Ma allora perché farlo?

Perché la miopia mentale permette di vedere molto bene vicino, di manovrare perfettamente in mezzo a interessi economici e politici trasversali in Europa.

Lui salva il Francese dall'imbarazzante costo di una tecnologia fallimentare; domani il Francese non dirà nulla quando il Bel Paese sarà in ginocchio e chiederà pietà all'Europa.

Forse.

E forse arriverà anche il russo a dare una mano al tutto.

Ma credo che alla fine l'unico veramente miope sia Lui.

Perché il francese in fondo con questa manovra si ripaga i soldi mancati; e a breve si metterà a fare l'ecologista all'americana come tutti gli altri in Europa.

Lui impiccato da un debito di miliardi di euro potrà vedersi le porte sbattute in faccia comunque.

Ed in ogni caso non che il suo portafoglio o il limitato futuro che ha di fronte lo preoccupino.

Sarebbe lo schiaffo a dargli fastidio.

In ogni caso come diceva ieri sera il Ministro Bond dell'economia italiana, in una nota trasmissione schierata, il problema è che in un periodo di crisi globale che si basa sulla mancanza di fiducia è sbagliato parlare troppo e male di certe cose...

Giusto.

Il silenzio è meglio di tutto.

Sperando che non capitino di nuovo tragedie come questa:



Il bello di essere miopi sta proprio in questo; puoi permetterti di fregartene del futuro...

degli altri.

Così è se vi pare.

P.S.
L'immagine del ragazzo è presa dal sito di Mathew Ingram; thank you for use of this picture!


24 febbraio 2009

La strada di Celestino...




Celestino,

hai abbandonato un cammino che non dovevi iniziare a percorrere.


Ti era stato detto di andare in Africa.

Ma non hai voluto.

Hai voluto assumerti tutte le responsabilità nei confronti di quell' insieme incoerente di tizi e tizie che si identificano nell'acronimo di una bestemmia.

Ma la tua più grande responsabilità è avere regalato la vittoria all'altro lato.

Dicendo in pratica le stesse cose.

Contribuendo a zittire coloro che, almeno in teoria, stavano dalla tua visione del mondo.

Non parlo di politica.

Non mi interessa.

In quel senso il BelPaese non esiste.

Hai tolto le speranze ad almeno due generazioni oltre a quella attuale.

Parlo di vita, salute e futuro.

Mentre il mondo si interroga su come creare energie pulite e un futuro di sviluppo sostenibile, hai reso possibile ai miopi governanti del BelPaese di buttare via il futuro.

Quando noi andremo con i SUV a benzina, gli altri andranno ad energia elettrica, a idrogeno o idrogeno metano.

Quando il combustibile per le centrali nucleari sarà costosissimo e le scorie smaltibili solo a costi inimmaginabili, noi avremo messo su il nostro parchetto di inutili e obsolete centrali nucleari

Perché quello che è nuovo e funziona oggi fra dieci anni sarà superato, in un mondo nel quale tutti gli altri si muovono in direzioni opposte.

Dovevi andare in Africa a suo tempo Celestino.

Perché ora c'è il rischio che non ti ci vogliano più: stanno già morendo di sete, fame e guerre da soli, senza qualcuno che gli tolga ogni certezza di futuro.

Si spera di non vederti più in giro a far danni Celestino.

Cammina nel tuo deserto e perditi dentro ai tuoi si può fare.

Gli altri continueranno a sbranare la carcassa del futuro che hai contribuito ad abbattere.

Così è se vi pare.

23 febbraio 2009

I cartelli della paura




Da questo articolo del Secolo XIX sezione Imperia, in merito al podio del 59° Festival di Sanremo:

sulla vittoria di Marco Carta:

È una buona notizia, perché batte l’omofobia insopportabile di Povia e della sua litania “Luca era gay”, in uno scontro che diventa una frattura generazionale e di cultura.

sul perché tale vittoria è una buona notizia:

Il pericolo scampato è davvero grande, ma non toglie che buona parte dei giurati ha dato credibilità a uno dei peggiori esempi di omofobia e intolleranza, mascherati da libertà d’espressione. Sarà pure una gara, ma gli esempi contano ancora qualcosa.

Dell' omofobo in questione non parlo.

Basta solo pensare a quanta ignoranza e pregiudizio con la sua canzonetta sia riuscito a instillare nelle mediamente poco capienti menti delle genti italiche.

Siamo oramai alla paura nella canzonetta, al bisogno di difendere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato a priori.

Piallando tutti gli altri punti di vista.

In nome di un solo dio, di una solo chiesa, di una sola tradizione integrata in un solo territorio in mano a solo una parte delle genti del Paese.

Benvenuti nel BelPaese Oscuro.

Abbiamo le ronde finalmente!

Quando organizzeranno i safari di caccia allo straniero (comunitario o extra comunitario poco importa).

Il turismo ne guadagnerà di sicuro!

Quando ci saranno le castrazioni sulla pubblica piazza di coloro che non verranno definiti persone con una sessualità diversa, ma solo ed esclusivamente dei pervertiti?

La morale e la difesa della vita saranno salve!

Quando apriranno i nuovi impianti per l'igiene pubblica?

Si sa: una doccia al giorno leva il medico di torno...

Così è se vi pare.


20 febbraio 2009

Italianità: il Bel canto...




Forse avete letto questo articolo, visto questo pezzo della trasmissione di """satira""" e velinaggio di Stato; o letto questa agenzia.


Italianità.


Siamo l'unico paese al mondo dove è considerato normale votare 7 volte in un determinato ambito.


Lasciamo perdere le considerazioni sulla politica per una volta.

Quello che posso dire è che stasera ho votato i due soggetti più sfigati (1) fra quelli bocciati.

No. Non mi sono impazzito.

Ho voluto verificare una cosa.

Prima di tutto

a me non pare che sia stato detto quale sia il costo dell'invio di un sms o di una chiamata da numero fisso per espressione di voto,

in nessun momento della trasmissione.


Ne che sia stato esposto un cartello con questa informazione.

Certo mi posso essere distratto vista la noia mortale della trasmissione.

Però se sono veri i costi che ho trovato in questo articolo, viene da pensare a molte cose, no?

Due considerazioni:

Primo: non è possibile votare più di sette volte dalla stessa utenza telefonica. Ho fatto la prova disattivando l'invio del numero telefonico (affermazione che so benissimo essere tecnicamente sbagliata).

Questo significa che è tecnicamente possibile fare in modo che

una utenza telefonica voti solo una volta

in un certo periodo in maniera assolutamente certa.

Perché non farlo, quindi?

Ai posteri l'ardua sentenza.

Secondo: il fatto che sia possibile sapere che un certo numero voti per un certo *prodotto* e che è facile pensare si possa sapere da dove provenga l'invio con una precisione elevata non fa pensare a cose molto più brutte della solita truffa idea all'italiana nella piena insegna della

italianità

appunto?



Così è se vi pare.

(1) Si sa che amo stare con i perdenti...

12 febbraio 2009

Il bianco e il nero




Sono state dette molte cose.

Sono state dette troppe cose.

Sono state dette troppe cose, con toni e modi privi di compassione.

La compassione, almeno da un punto di vista buddhista, è un sentimento, una pulsione verso il bene altrui, generato dalla consapevolezza dell'intrinseca vacuità di ogni cosa nell'universo.

Tutto è parte di un unico processo indistinto i cui aspetti sono solo riflessi o manifestazioni non scollegate.

La compassione nasce quindi dalla comprensione e la comprensione nasce dalla lotta all'ignoranza.

L'ignoranza è la convinzione dell'esistenza delle cose di per se, senza alcun collegamento con il resto.

Questo genera il dolore e la catena di sofferenza che riguarda tutto ciò che vive, almeno fino a quando non la si comprende fino in fondo.

Troppo spesso nella storia dell'umanità, in nome di verità assolute e di assunti per i quali solo l'aderenza a un determinato pensiero sia foriera di una qualche salvezza, si sono compiute azioni che definire malvagie è poco.

Troppo spesso mantenendo separati i ruoli (io credente, dio salvatore) attraverso una qualsiasi forma di commistione, regola o dogma, in realtà si è andati verso la deresponsabilizzazione di un *io* convinto di essere nel giusto di fronte a un dio che è giusto per definizione.

Fino a che si rimane nell' ambito dei punti di vista separati, del "questo è giusto", - "questo è sbagliato", - si avranno posizioni assolutiste che avranno da contro altare posizioni relativiste.

Questo è il mondo del bianco e del nero;
un mondo senza colori o toni di grigi.


E' il mondo delle fazioni per sempre contrapposte per l'ignoranza di chi ha ragione.

E' il mondo del partito della vita contrapposto al partito della morte.

Nell'ambito politico e sociale si deve rimanere in questo ambito?

Dicono di si.

Allora è nel relativismo che si ha una strada per combattere l'ignoranza, intesa come descritta in precedenza.

Meglio una quantità enorme di sani dubbi da affrontare e risolvere uno ad uno nel proprio cammino, che solo una unica saldissima certezza di essere nel giusto.

Perché essere la maggioranza in un qualsiasi contesto non significa potere scegliere il destino di ogni persona "a priori", per quanto riguarda i temi della libertà personale, delle convinzioni religiose e delle relative conseguenze sul piano del vivere la vita.

Soprattutto quando certi temi sono dipendenti dal proprio credo personale.

Non è una contraddizione.

Questa è una visione umana, diretta e compassionevole della vita.

Invece, in maniera totalmente trasversale, con una violenza ideologica formidabile collegata alla propria visione religiosa, politici della cosiddetta destra e di una finta sinistra cercano e cercheranno di imporre la loro unica e giusta verità.

Un esempio lo si può vedere in questi video della puntata de L'infedele, trasmissione di approfondimento de La 7, condotta da Gad Lerner, andata in onda circa quaranta minuti dopo la morte di cui tanto si è parlato.

Questo sono video da guardare per capire come questa gente creda fermamente di essere nel giusto e di fare la cosa giusta, perché la loro fede e il loro unico dio è con loro.

Buono e giusto per tutti, al di là di ogni altra opinione, credo religioso o modo di sentire la vita del momento.

Indipendentemente dal fatto che fra quei tutti ci siano credenti in altre fedi, atei o gente che semplicemente chiede compassione e rispetto per la propria sofferenza.

Perché se tutto in realtà è collegato, anche agire per aumentare la sofferenza altrui in nome di principi irrefutabili e dogmi della fede è fonte indicibile di dolore, in diretta applicazione di una forma di violenza certamente sottile e sicuramente brutale.

Chiamare fede in dio questa violenza, questo portare avanti e fare permanere sofferenza e dolore in altri, per la propria incapacità di comprendere, credo sia una aberrazione.

Forse una persona è morta di fame e di sete.

Forse una persona è morta perché è stato sospeso un trattamento terapeutico inutile, secondo la sentenza di un Tribunale che non aveva altri strumenti per rispondere alla richiesta di terminare inutili sofferenze secondo la volontà della persona stessa e della sua famiglia.

Erano diciassette anni che questa persona non aveva alcuno strumento per alimentarsi in maniera autonoma.
Cento anni fa sarebbe morta poco dopo il suo tragico incidente.


E a causa di posizioni teocratiche trasversali da parte di politici fedeli alle volontà di un Capo di Stato di un paese estero, non è mai stata approvata una legge decente sul testamento biologico.

Alcune persone hanno detto: "Dio li perdoni".

Alcuni hanno scritto: "E' stata uccisa".

Come se le continue ingerenze nella vita sociale e politica da parte di esponenti di una religione, facenti capo a un altro Stato, non fossero la principale causa dell'arretratezza culturale e giuridica del Bel Paese.

Non sono forse le posizioni derivanti da questo modo di vivere e applicare la fede da parte di una classe politica prona al dogma, che hanno impedito di avere e applicare una legge realmente "umana" anni fa?

Non è forse questo il caso appropriato per dire: "Da che pulpito viene la predica!".

Esiste la forte possibilità che, sull' onda dell' emozione, sia approvata una legge di stampo oscurantista medievale, come già fu per la Legge 40.

Forse, in caso di espressione della propria volontà di non soffrire, avvenuta solo oralmente, anche in presenza di più testimoni, basterà il fatto di essere stati battezzati ancora in fasce, a condannarci in caso di incidenti o gravi malattie,

a una esistenza da diversamente viventi?

Qualcuno potrebbe obbiettare che un modo di risolvere un tale problema esiste, qualora si ponesse in questi termini.

Cosa accadrebbe se per esprimere in maniera irrefutabile la propria volontà si fosse costretti a complicate pratiche burocratiche e ad un alto dispendio di denaro?

Quanti, in questo caso, si curerebbero delle proprie volontà in caso di un non augurabile triste destino, a fronte di un certo, dispendioso e sicuro presente?

Anche solo per scaramanzia.

Rischiamo di avere una legge farraginosa e inapplicata oppure un "mostro" che ci porterà indietro nel tempo di centinaia di anni sul piano dei diritti civili.

Non ho niente contro chi ha la fede.

Ma non credo che nessuno possa imporre i propri dogmi religiosi o politici agli altri.

Sono per la vita. E non desidero la morte forzata di qualsiasi essere umano. Non voglio allo stesso modo, fare violenza contro la volontà chiaramente espressa di altri umani, aumentandone o prolungandone la sofferenza.

Credo che questa sia una posizione necessaria dettata dalla responsabilità personale.

Ma se la legge anche in presenza di una volontà chiaramente espressa, imponesse alcuni trattamenti in maniera obbligatoria comunque?


E' il rischio che si corre ora.

Tutti.

Indipendentemente dal credo religioso.

Perché per troppi "essere nel giusto", abdicando alla propria responsabilità personale nella speranza della vita eterna, spandendo su tutti la cappa del dogma, risulta essere più importante del vivere umanamente la vita.


Per questo, sempre ed in ogni caso, ritengo che sia doveroso avere compassione.

Così è se vi pare.



11 febbraio 2009

Restaurazione e Fede




Sembra evidente che nell'ambito della Santa Romana Chiesa sia in atto un processo di restaurazione.

Le motivazioni di questo processo non mi interesserebbero direttamente, in quanto penso riguardino chi aderisce, con la fede, alla religione cattolica.

Purtroppo, per chi vive nel Bel Paese, pantomima di nazione sempre più trasversalmente teocratica sul piano politico, le conseguenze di questo processo riguardano tutti.

Coloro che non hanno il coraggio di portare avanti una gravidanza.

Coloro che sono stanchi di vivere nel dolore.

Coloro che sono in una condizione nella quale il proprio *essere* è chiuso in una gabbia senza più possibilità progressiva di interazione con il mondo esterno, e con livelli di coscienza ai limiti della completa assenza.

Coloro che non hanno avuto il tempo e la possibilità di esprimere la propria volontà sul tema della propria morte quando dotati di coscienza.

Questo processo riguarda anche coloro che hanno un' altra fede, coloro che sono atei e coloro che appartengono agli allontanati dai sacramenti come i divorziati.

Per non parlare di coloro che sono veri e propri paria, come chi è omosessuale o sacerdote sposato o con figli, ad esempio.

Tutto questo perché la classe politica del Bel Paese, è in maggioranza prona ai voleri dell'ultimo Sovrano Assoluto, capo di un paese straniero, invece che essere rappresentante laica dei votanti.

Domenica scorsa ho seguito la trasmissione 1/2 ora con l'intervista ad Hans Küng. Guardate i video che seguono:






















Penso che l'apertura al mondo di cui parla Küng in questa intervista sarebbe un gran favore ai cattolici, e renderebbe meno subornante e intrinsecamente violento l'agire della Chiesa nella società civile.

Ma non mi faccio troppe illusioni.

Qui c'è voglia di potere antico e nuove crociate.

In ogni caso se fossero vere le Profezie di Malachia, Papa Benedetto XVI sarebbe il penultimo Papa.

Prima della fine della Chiesa per come la si conosce.

Il che non necessariamente significa la fine del mondo o la fine di coloro che credono in Cristo....

o no?


Così è se vi pare.

10 febbraio 2009

Riflessioni...




La scorsa settimana mi è capitato di leggere questo articolo sulle dichiarazioni dell'ambasciatore USA Ronald Spogli, in partenza dopo la fine del mandato di W.

Parole schiette, anzi decisamente dure, ma con un filo di speranza per il Bel Paese. Ammesso di riuscire a cambiare il Bel Paese:

Mattone dopo mattone, testa dopo testa...



Ho letto questo articolo di Maggiani; un mix di rassegnazione e speranza nel futuro.

Un articolo da leggere se si ha il desiderio di essere responsabili umanamente e laicamente della propria e altrui esistenza.


Ho visto domenica sera la puntata dedicata alla scuola della trasmissione Presadiretta.

Al di là della disorganizzazione e dello spreco presente nel Bel Paese, è sconfortante vedere di quanto
altri paesi ci battano nell'investire sul futuro.

Ho letto di una ennesima retromarcia. E non commento.

Il mondo reagisce alla crisi e affronta il futuro investendo denaro nell'istruzione, nelle possibilità date ai giovani, nel superamento effettivo di quanto è "vecchio modo di amministrare" e "vedere" la crescita.


Il contrario di quello che
loro stanno facendo.

Intanto è interessante notare che in un paese confinante, i cittadini hanno aperto al lavoro straniero con un referendum nonostante la crisi.

E' altrettanto interessante notare che in un cantone di lingua italiana il voto è stato contrario.

Secondo me, o sono culturalmente conniventi con i padani, oppure temono l'immigrazione di massa dal Bel Paese quando la barca affonderà...

Così è se vi pare

09 febbraio 2009

Ricordi




Fiume, 5 novembre 1930.

Mio padre viene al mondo di fronte al mare.

Vivere in quel periodo fra le due guerre era semplice nonostante tutto. La sua infanzia e prima adolescenza furono all'insegna del mare.

Le giornate scorrevano pescando, arrampicandosi sugli alberi e con le battaglie a sassate fra le bande di ragazzini.

I desideri di mio padre erano semplici: pescare, avere una barca e un cane lupo.

La barca riusci ad averla ma non la utilizzò mai; la costruì da ragazzino, in soffitta, pezzo per pezzo, recuperando legno nei cantieri delle ferrovie.
Solo dopo averla finita, si rese conto che era troppo grande e non sarebbe mai riuscito a farla passare dalla botola nel soffitto.


Il cane lupo, invece, non lo ebbe mai.

Mio padre era molto sveglio; si scriveva un suo dizionario di definizioni per risolvere le parole crociate. Ogni nuova parola che scopriva finiva nel suo dizionario di definizioni.

A quattordici anni i tedeschi lo misero a forza a lavorare , spaccando pietre, poco prima della fine della guerra.
Uno dei suoi ricordi più terribili era il *callo ribattuto*.
In pratica durante il lavoro gli prese una infezione che gli riempì di pus l'avambraccio.
Il medico lo aprì con un bisturi e lo ripulì con un piccolo attrezzo dotato di una pallina di metallo sulla punta.

Nessuna anestesia.

Mio padre rischio di morire diverse volte.

Una volta le sirene suonarono per un' attacco aereo; mio padre invece di andare al rifugio andò alla stazione dove vi era una vasca con bei pesci che si sarebbero potuti prendere!

L'aereo arrivo è comincio a mitragliare di proiettili traccianti, tutta la stazione.

Mio padre scatto veloce e si nascose.

"Che scemate si fanno da ragazzini" - diceva ricordando quell'episodio. Aveva trovato un bossolo di tracciante e lo aveva portato con se, per ricordo.

Un altra volta, durante la ritirata, i tedeschi fecero saltare il ponte.
Quel giorno mio padre era troppo stanco per alzarsi dal letto; aveva troppa fame e sognava di mangiare una enorme pagnotta di pane.

Mia nonna cercava di svegliarlo per portarlo via prima dell'esplosione del ponte, ma non ci riuscì.

Il ponte esplose e mio padre si sveglio, più che altro perché un enorme masso aveva perforato la casa dal tetto alle fondamenta. Tutto era polvere e rumore.

Lui era ancora vivo nella stanza perforata dal masso. Qualche anno dopo, comprò una pagnotta da un chilo e se la mangiò intera di gusto.

Quando andarono via da Fiume, lasciarono la loro casa e portarono via quello che poterono delle loro cose.
All'epoca mio padre non si interessava troppo dei perché ideologici.
C'era da procurarsi da mangiare.


Così alla fine partirono, lasciandosi alle spalle il mare.

Passarono dal Piemonte e alla fine si fermarono in una città dove c'era il mare.

Non poteva che essere così.

Quello che è difficile da spiegare è che nel diventare profughi i miei nonni, mia zia e mio padre portarono con se Fiume e quel modo di vivere.

Non riuscirono mai a staccarsene.

Erano stranieri in terra straniera per certi versi.

Mio nonno se ne andò ancora giovane, nel 1949.

Mio padre dovette iniziare a lavorare per mantenere madre e sorella.

Non aveva soldi perché quasi tutta la paga la dava in mano a mia nonna.

Non aveva di che vestirsi bene e così, timido e fuori luogo, il sabato sera guardava i suoi coetanei divertirsi a ballare, da lontano.

Gli operai appartenenti a una certa fazione politica lo additavano come fosse un' ustascia.

Ai diversi di solito non si parla; soprattutto se si può pregiudicarli.

La vita continuò, mio padre trovò moglie e alla fine, nel 1968 arrivai io.

Non riesco a descrivere come la vita fosse legata ai ricordi di quei luoghi e di un modo di vivere che non esisteva più, e di cui in qualche modo si aveva nostalgia.

Nel 1972 mio padre tornò nei luoghi della sua infanzia. Ero con lui, anche se i miei ricordi di quel viaggio si limitano a una pasta molto piccante con la luganega e a gente che parlava in modo strano.

Molto era cambiato.

Mio padre aveva capito che quello era passato e non sarebbe più ritornato.

Nella città dove vivevamo esisteva un locale frequentato da altri profughi, la mitica birreria Forst. Li a otto anni ho bevuto la mia prima media scura, e li mio padre si vedeva con il suo migliore amico istriano anche lui.

A quei tempi tutte le domeniche mio padre mi portava a messa e spesso andavamo al cimitero dal nonno.

Mio padre parlava con mio nonno e prima di andare via fischiava in un modo particolare; era lo stesso fischio che mio nonno gli faceva al mattino, quando lo chiamava per dividere la colazione prima di andare a pescare.

Dopo avere curato la tomba del nonno, lui mi allenava facendomi saltare dai muretti delle scale ai tetti delle cripte, mi faceva arrampicare sugli alberi e mi insegnava a lanciare le pigne con precisione.
Era un modo per rivivere il passato.

Il tempo passò.

Crescendo e cercando di capire chi ero veramente mi allontanai da mio padre e da quel mondo che non esisteva più, se non fra le mura di casa mia e di quelle di mia zia.

Non sapevo chi ero, ne da dove venivo veramente.

Ero *senza carne ne pesce* non solo perché adolescente, ma anche e soprattutto, perché letteralmente fuori luogo.
Questo lo ho capito solo molti anni dopo. Quando in Russia mi è capitato di mangiare cose che si cucinavano a casa mia, ad esempio.

Il tempo passò.

Se ne andò mia nonna, di vecchiaia. E con lei le ricette della birra scura, delle rape, delle sarme, dei crauti, dello strudel e delle palacinke.

Se ne andò mia zia, persa nel ricordo di quando si stava bene e nei riflessi di vetro di un bicchiere.

La sorte volle che mia madre fosse una malata di mente e mio padre era troppo serio per mollare tutto, in una situazione nella quale *nessuno* ci diede veramente mai una mano.

Lui decise di andare in pensione anticipata, sfruttando una agevolazione dello stabilimento.

Massimo livello possibile.

E la possibilità di gestire mia madre.

Andava a pescare d'estate e lavorava nell'officina che si era costruito in casa d'inverno.

Il tempo passò.

L'amico di mio padre si uccise impiccandosi con una cinghia a un ramo a mezzo metro d'altezza.
Aveva pensato di rifarsi una vita dopo il divorzio, con una donna *delle sue parti.*
Aveva pensato di tornare a vivere laggiù a distillare Slivovica da portare agli amici.
Aveva pensato che i problemi di droga di uno dei suoi figli sarebbero passati.
Non era andata bene.

Non si seppe mai come andarono le cose veramente.

E mio padre si sentì definitivamente solo.

Il tempo passò.

Mio padre tornò per un viaggio con mio cugino, laggiù in Istria, qualche anno dopo.

Fu l'ultima volta.

Al suo ritorno ci fu una esplosione luminosa di vitalità, esattamente come accade alle candele prima di spegnersi.

Il tempo passò.

La disillusione, la stanchezza, la solitudine fecero il loro lavoro. Un principio di silicosi, regalo gratuito della fabbrica, minava la resistenza fisica di mio padre.

Gli attrezzi dell'officina, il tornio costruito pezzo per pezzo, iniziarono a prendere polvere.

Le partite a carte e i bicchieri di vino, presero il tempo di mio padre d'estate e d'inverno.

Un giorno comincio a stare male.

Venne il medico, fece molte ricette e mi mandò a prendere una bombola di ossigeno. Non pensò minimamente a farlo ricoverare, anche se non credo che le cose sarebbero cambiate.

Quella sera gli dissi che saremmo andati a pescare assieme d'estate. Lui fu contento.

Mio padre se ne andò la notte del 6 maggio 1999.

Di lui ora sono rimaste quattro ossa in una scatola di zinco. In attesa che arrivino quelle di mia madre per chiudere la pratica.

Domani, 10 febbraio è il Giorno del Ricordo.









C'è stato un' esodo e ci sono stati i morti, che sono da rispettare.

Con le cose che ho scritto vorrei sottolineare solo che la retorica del ricordo nazionalista non serve a nulla.

Non serve ai morti.

Non serve a chi è rimasto in vita e ha perso tutto; e con tutto intendo principalmente il modo di vivere e di sentire, nello sdradicamento obbligato dalla stupidità umana.

L'ideologia di un lato o dell'altro non mi interessa.

L'idea stessa di Nazione italiana mi è aliena, visto che in suo nome ben tre generazioni hanno avuto l'esistenza segnata e che nessuno di noi si è sentito tale.

Non sono italiano se non per quello che c'è scritto sul passaporto. Sono più vicino a essere slavo per certi versi o cittadino della città dove vivo ancora. O, forse, istriano.

Ma tutto questo non è esatto; e non importa adesso.

Domani è il Giorno del Ricordo.

Mio padre sorride da qualche parte guardando i lampi di luce, creati dai guizzi dei pesci in fondo al mare.

Così è se vi pare.

P.S.
Per chi volesse saperne di più visitate il sito giornodelricordo.it.

P.P.S.
Ho preso la mappa di Fume, risalente al 1911, dal sito Discusmedia, che ringrazio per l'uso.


08 febbraio 2009

Solo due parole...




Molti in questo periodo parlano di morale, etica e vita.

Molti parlano senza avere il diritto di entrare nel merito, nel contesto in cui lo fanno.

Molti parlano di una cosa ma hanno in mente ben altro.

Sinceramente ora mi sento di pronunciare solo due parole:


La prima parola è equanimità in questo senso.

Perché una corretta visione delle cose non dovrebbe prescindere dal guardare allo stesso modo ogni aspetto della realtà.

Soprattutto quando ci si riferisce a dolore, scelte e responsabilità delle quali non si ha alcuna esperienza diretta.

La seconda parola è un ossimoro in questo contesto;

silenzio

Così è se vi pare


La grande illusione...




Dalla prima lettera ai Corinzi:



Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?

Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!

Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.


La scorsa settimana ho letto questa notizia.

Personalmente a me sembrerebbe più corretto che quella chiesa, ora diventata museo, rimanesse tale.

Perché?

Perché sarebbe l'unico luogo al mondo dove la grande illusione, che tanto potere ha creato e tanto dolore ha generato, basandosi sull' invenzione di un' uomo, è diventata storia: ovvero qualcosa da ricordare appartenente al passato.

Ma ovviamente così non sarà; e ancora oggi la stessa invenzione di quello stesso uomo, probabilmente un' insano di mente, fornisce strumenti di disumanità a chi vuole servirsi di quello stesso potere.

Perché serve che un museo ritorni a essere luogo di culto?

Perché la fede, come già visto nel Bel Paese, si fonda spesso sul turismo religioso e sui soldi fatti sulle spalle dei pellegrini.

Così sarà anche in una
piccola cittadina di uno Stato nel quale la principale religione è l'Islam.

Tutto in nome della Grande Paura.

Tutto in nome della Grande Illusione.


Così è se vi pare.

P.S.
foto tratta da originale di G. Giuliani/Catholic Press Photo/Periodici San Paolo, che ringrazio per l'uso.

06 febbraio 2009

Il governo della paura


Bene, bene.

Finalmente ci stiamo arrivando.

Finalmente i disegni *reali* di questa gente stanno venendo alla luce.

Non parlo tanto di quanto potete leggere in questo articolo della Repubblica, o in questo pezzo del Corriere, in merito alla delazione da parte dei medici di immigrati irregolari malati che cerchino cure mediche.

Quando avremo epidemie di tubercolosi, meningite e altre malattie del genere non puntiamo l'indice contro gli immigrati irregolari.

La colpa della diffusione di malattie infettive nel territorio del Bel Paese sarà di chi, instillando la paura del controllo, della delazione e della conseguente espulsione, farà si che chi non ha permesso di soggiorno non si curi e giri per le strade anche se malato, magari di qualche patologia infettiva.


I rappresentanti della gente *padana* hanno dato il via a un meccanismo molto simile a qualcosa che accadde molti anni fa in un' altro paese.

Qualcosa che si manifestò in una tremenda notte; ma che era nato molto prima.

Già mi sembra di sentire le voci di quelli che, leggendo queste righe, mi apostroferanno di catastrofismo e di eccessivo buonismo.

Non mi interessa.

Ho già parlato in maniera esaustiva dell'apertura mentale della gente *padana* in un precedente post.
Certo non posso negare che questa è gente con solide e antiche tradizioni.

Tradizioni che mantengono senza soluzione di continuità, o forse si dovrebbe dire evoluzione, dall' età della pietra.

Lo dicono loro stessi:


L'ascia padano-celto-ligure
Link per chi proprio non potesse fare a meno di saperne di più

quindi potendo desumere tranquillamente il sano carattere troglodita della gente padana, non voglio dimenticare come la forte matrice religiosa tradizionalmente cristiana pervada il loro modo di vivere, come si può ben comprendere da questo video:





I rappresentanti politici della gente *padana* sono però in pieno accordo con tutti gli altri che formano questo Governo della Paura.

Questa definizione mi è venuta spontanea dopo avere visto Antonio Albanese impersonare un personaggio che rappresenta bene lo spirito di uomini di governo di questo tipo:
il Ministro della Paura.

E' necessario che le persone abbiano paura.

E' necessario che la gente sappia solo quello che loro vogliono che sia conosciuto.

E' necessario che le persone, in nome della paura, si fidino di chi sarà cattivo e determinato contro il male.

Il male è tutto ciò che è diverso e che loro non riescono a capire. Ed è necessario che sia così.

I diversi, secondo loro, sono gli immigrati, poco importa se regolari o meno, i gay, le lesbiche, i transessuali.

Ma anche i comunisti,ammesso che esistano ancora, i lavoratori statali che sono tutti fannulloni, i mussulmani, gli atei e, naturalmente, i terroni.

Loro hanno appena istituito il registro dei senza fissa dimora.

Per aiutare chi è più sfortunato?

No. Perché è necessario controllare e sorvegliare, chi è diverso.

Perché non è concepibile vivere per strada senza lavurar..

E, detta tutta come è queste persone sporche, puzzolenti, che chiedono l'elemosina, rovinano l'immagine delle cittadine, allontanano i clienti dalle botteghe di proprietà di stimati cittadini che evadono le tasse e costituiscono uno spettacolo indecoroso e inaccettabile.


Inaccettabile per chi sia un vero padano. Ma anche per chi sia un fiero camerata della prima ora, fedele all' amata Patria.

Inaccettabile per chi da imprenditore voglia privatizzare gli utili, statalizzare le perdite e sfruttare al meglio la manodopera.


E' necessario che il pensiero sia unico.

E' necessario che le persone non pensino, siano contente di avere quattro telefonini, un mutuo che non riescono a pagare, un lavoro precario.

E' necessario che le persone si sfondino la schiena di lavoro, senza diritti, senza tutele per quei pochi soldi che *devono* assolutamente investire in altri debiti per mantenere lo stile di vita consono all' italianità che deve contraddistinguerci.

Nel 1938 esisteva un Ministro della Paura. Anche se all' epoca si chiamava Ministro della Propaganda.

Il suo lavoro era stato, per anni, la propaganda destinata a creare il pensiero unico, necessario per certificare la superiorità della propria razza, distruggendo la cultura proveniente dalle cosiddette razze inferiori.

La storia ha dimostrato che fece il suo lavoro in maniera efficiente.

Molto efficiente.

Pensateci ogni volta che accendete il televisore o leggete un giornale.

Pensateci ogni volta che vogliono convincervi che il Vostro problema fondamentale è la sicurezza.

Pensateci.

Almeno fino a quando loro ve lo permetteranno.

Così è se vi pare.