Il Tempo passa ...


31 dicembre 2007

Buon 2008



Anche se penso che la nostra specie si meriti di di scomparire alle 00.00.30 di domani ...

15 dicembre 2007

Un momento di pausa



Da oggi e fino alla fine della prossima settimana non potrò scrivere sul blog.

Al mio ritorno ci sarà un post di auguri per le Feste!!!

Stay tuned!

13 dicembre 2007

OpenOffice online



Che la sempre maggiore disponibilità di connessioni Internet a banda larga stiano modificando alcune impostazioni dell'IT sembra ormai inevitabile.

Oltre ovviamente anche all'uso di un computer in un contesto SOHO o completamente privato amatoriale.

E' il momento del Cloud Computing.

Sembra che fra poco avremo anche una suite di lavoro Open Source basata su Open Office e realizzata da Ulteo.

Il progetto è ancora in beta, ma pare promettere bene.

L'account permette di avere 1 Gb di spazio a disposizione per i propri documenti ed è richiesto l'utilizzo di Firefox nelle versioni 1.5+, MS Internet Explorer ver. 6 e 7 e Safari.

Attualmente per non avere problemi è richiesta la Sun Java virtual machine originale. Problema che riguarda gli utenti Ubuntu.

Come tutti i servizi di questo tipo richiede ovviamente una connessione a banda larga.

Una soluzione per il lavoro di gruppo e la disponibilità dei propri documenti ovunque vi siano i requisiti di connettività adeguati.

Interessante. Sarà necessario vedere quanto questa iniziativa sarà in grado di competere con i servizi office online di Google Documenti e microsoft live office ad esempio.

E per chi non ha banda, rimane il vecchio caro computer di casa con tutto installato sopra.

12 dicembre 2007

Our Stories



Mi ricordo che quando ero piccolo mio padre mi raccontava della sua infanzia.

Siamo a Fiume quando ancora quei luoghi erano Italia, nella prima metà degli anni '30.
Un vecchio molto ma molto anziano, probabilmente con novanta anni sulle gambe, racconta, fumando lentamente la pipa, le storie del suo passato ai bambini.

Fa freddo e ci si scalda vicino al fuoco, in un periodo dove le fiction non c'erano, i dvd e le tv on demand erano ben al di là di essere pensate.

Storie di paura, storie di vita, dove il mito si mescolava alla realtà con lo scopo di farsi compagnia e trasmettere *qualcosa* alle nuove generazioni.

Storie perdute come quelle che raccontava mia nonna paterna. Perdute come la ricetta della birra scura, delle rape cotte con i fagioli e delle palacinke.

Per questo quando ho trovato il sito di Our Stories, mi è venuto in mente di parlarne e di cercare di fare conoscere l'iniziativa.

In pratica si tratta di raccogliere le nostre storie in formato audio e mantenerle nella lingua originale per i posteri.

Senza bisogno per forza di immagini. Senza la necessità di traduzioni, al fine di mantenere il valore della differenza e della propria cultura, in un mondo con spinte sempre più uniformanti.

Un modo di usare Internet per difendere la tradizione orale di tutti i popoli del mondo dalla globalizzazione e dalla relativa omogeneizzazione culturale.

Sarà l'avvicinarsi delle feste e il senso di perdita e la malinconia che ne derivano...

Ognuno di noi ha delle storie.

A 11 anni mio padre amava il mare. Voleva costruirsi una barca.

Così passò mesi a raccogliere pezzi di legno e a lavorarli per costruire la barca che aveva progettato.

E infine fu pronta! Larga un metro e mezzo e lunga quasi tre.

Era perfetta.

Purtroppo nell'ingenuità di ragazzino non aveva calcolato solo una cosa.

Aveva realizzato la barca in soffitta.

E ora dopo tanti mesi di lavoro, quella barca non sarebbe mai passata per la botola e le scale ...

Mio padre rimase per parecchio tempo a darsi dello stupido seduto sulla finestra della soffitta guardando il mare ...

Così è se vi pare.

Capita...



Capitano notizie che non si vorrebbero mai leggere o ascoltare.

Capita di leggere la commozione sui giornali.

Capita di leggere l'indignazione sui giornali.

Capita di ascoltare la commozione in TV.

Capita di ascoltare l'indignazione in TV.

Capita di andare a lavorare per 1000 euro al mese.

Capita che devi dire che sei ancora fortunato a lavorare, perché fra un po' la fabbrica chiude.

Capita che ti chiedono di fare tante ore di straordinario e accetti perché i soldi fanno comodo...

Capita che sulla linea qualcosa va storto. Fuoco.

Prendi l'estintore ... è vuoto!

Fumo. Fiamme.

Capita che da fuori non riescano ad aprire la porta per far passare il mezzo con strumenti antincendio...

Capita che un padre:


"...lo vedete mio figlio ... 26 anni ... assassini ... dove erano gli estintori ... bastardi ... la pagherete cara tutti ..."


Capitano notizie che non si vorrebbero mai leggere o ascoltare quando senti che si parla di certe cose solo per la notizia e il clamore che fa morire di lavoro.

Capita di leggere la commozione sui giornali, e di sentirla finta da parte dei responsabili.

Capita di leggere l'indignazione sui giornali, e di sentirla stereotipata come quella dei politici.

Capita di ascoltare la commozione in TV, e di provare nausea.

Capita di ascoltare l'indignazione in TV, e di avere voglia di prendere il martello ...

Capita di sentire in TV qualcuno che dice:

"è ora di superare lo stereotipo lavorare meno lavorare tutti".

Certo. Infatti bisogna lavorare di più per guadagnare di più e fare guadagnare di più l'impresa.

Mi domando solo una cosa.

Una fabbrica sta per chiudere.

Infatti chiede agli operai di fare ore su ore di straordinario. E loro lo fanno perché i soldi servono per andare avanti, visto che fra un po' non ci sarà lavoro.

Una fabbrica sta per chiudere.

Quindi non è il caso di investire risorse nel mantenimento in funzione di dispositivi di sicurezza come gli estintori.
Pare che ne abbiano trovati vuoti cinque ...

Una fabbrica sta per chiudere e operai muoiono bruciati al lavoro.

Una parte della politica si rammarica e dice che le leggi ci sono bisogna fare solo in modo di applicarle.

Una parte dell'altra parte, afferma che è necessario "produrre di più, per guadagnare di più" in maniera tale da aumentare il livello dei salari nel Bel paese, che come è noto sono fra i più bassi dell'Europa.

Mi domando cosa facevano questi operai morti bruciati, se non cercare di aumentare il loro salario rispettando la logica di produttività dell'impresa.

Con buona pace di tutti. Perché a pagare e morire c'è sempre tempo. L'importante è produrre ...

Capita di non riuscire a scrivere sull'onda della rabbia e dell'emozione.

Capita di sentire un cattivo odore.

Ma non è odore di bruciato.

Così è se vi pare.



05 dicembre 2007

The Darwin Awards

Il premio Darwin è stato istituito per onorare tutti coloro che migliorano il patrimonio genetico della specie umana, eliminandosi in maniera accidentale da essa.

Un modo insomma per ricordare la preziosità della vita e anche per sottolineare quanto sia sommamente e stupidamente facile perderla.

Le regole per potere aspirare all'assegnazione del premio previa stupida dipartita sono precise:

  • Morte in qualità di umano non riprodotto, sterile o in assenza di donazione di spermatozoi o ovuli;
  • Morte dovuta a una strabiliante assenza di capacità di giudizio;
  • Essere causa unica della propria dipartita;
  • Essere in pieno possesso della capacità di intendere e volere;
  • Morte comprovata da prove certe (no urban legend ...).
Prendiamo un esempio a caso dal database dei Darwin Awards, il caso del laptop trovato funzionante:

(26 February 2007, California) 29-year-old Oscar was driving on Highway 99 near Yuba City, when his Honda Accord crossed into oncoming traffic and collided with a Hummer. The occupants of the Hummer were not seriously injured. California Highway Patrol officers found Oscar's laptop still running, and plugged into the car's cigarette lighter. Investigators believe that he was using it when his car crossed the center line.
Un ragazzo di 29 anni muore in un frontale dopo un invasione di corsia, per avere usato il suo laptop mentre guidava.

Questo è un premio che raccoglie quindi, in maniera spiritosa, anche se di morte si parla, il vecchio detto:

" Chi è causa del suo mal, pianga se stesso."

Ma cosa succede se individui dotati in maniera eccezionale di tali requisiti non limitano le conseguenze di dette doti alla loro prematura e stupida scomparsa?

Invito tutti a rivedere la puntata di Striscia la Notizia andata in onda questa sera 05/12/07, in riferimento particolare al video relativo alla guida dei camionisti.
Gli inviati di Striscia si sono appostati su un cavalcavia della A1 MI-BO e hanno filmato il traffico autostradale per 45 minuti filati.
Risultato: molti camionisti alla guida, non solo usavano il cellulare senza auricolare, come già segnalato nella puntata del 02/01/07, ma addirittura leggevano giornali, riviste, fumetti e alcuni utilizzavano il proprio laptop!

Mi domando quando verrà istituito un premio a *priori* per l'irresponsabilità e la stupidità umana*.

A vedere certe cose solo nel nostro Bel Paese saremmo in grado di avere l'autorità e l'eccellenza necessari a valutare in maniera adeguata i vari candidati.

Come al solito, così è se vi pare.

04 dicembre 2007

Sei gradi di separazione



La riflessione di oggi la devo alla lettura di questo post dal blog della mitica DElyMyth.

Riflettendo sulle basi dei rapporti umani, di qualsiasi tipo, viene da pensare con interesse all'ipotesi dei sei gradi di separazione.
L'ipotesi afferma che per ognuno di noi è possibile entrare in contatto con un qualsiasi altro essere umano con un numero limitato di passaggi, che nell'ipotesi sono cinque.
La cosa interessante è che pochi si rendono conto di quanto questo sia vero, al di là del numero di passaggi necessari per ognuno di noi.
Inoltre pare che si possa parlare di qualcosa di più di un ipotesi a giudicare da certi studi.

Le reti sociali su Internet sono un ottimo esempio di tutto ciò.

Ma la massa delle persone che non usa Internet e che in generale pensa che la propria esistenza sia lontana dalla tecnologia e, per questo più *umana*, non si rende conto di vivere dentro a un mondo che è sempre stato una rete di relazioni.
Perché altrimenti noi povere scimmie nude non avremmo potuto sopravvivere alla predazione delle altre specie.

Si potrebbe dire che la nostra socialità altro non è che un grafo con regole determinate da esperienze dirette interne (psicologiche, neurologiche e archetipiche) ed esterne (fame, violenza, sesso) dove il caso gioca spesso un ruolo tutt'altro che secondario.
Mi rendo conto che la cosa messa così può apparire cruda, ma come sostiene la teoria dei piccoli mondi è facile rendersi conto delle cose che ci accomunano e delle cose che ci separano.
Insiemi di router in un Autonomous system, di consumatori di Guinness stout, di venditori di articoli per parrucchiera, di partner sessuali BDSM, di fan di un film, di un certo videogioco o di amicizie fra colleghi di lavoro hanno tutti una cosa in comune: costituiscono una rete nella quale ogni elemento o nodo manifesta un alto livello di aggregazione e basso grado di separazione.
Ogni rete costituisce un piccolo mondo.
Ogni nodo della rete però può far parte di più piccoli mondi.
Da qui la possibilità che con un numero limitato di passaggi ognuno di noi possa essere in contatto con altri al limite sconosciuti.

Trovo questa cosa affascinante.

Viviamo in un mondo dove i media ufficiali tendono a *separarci* con la lusinga dello spettacolo comodo e gratuito serale nelle nostre case, dove i partiti politici che non hanno più nessuna idea, per non parlare di ideologia, diventano network, dove ognuno di noi si sente sempre di più un isola solitaria sperduta in oceano di solitudine.
L'idea che in realtà ognuno di noi è profondamente interconnesso agli altri è da un lato rivoluzionaria, dall'altro, almeno per me rilassante.

Del resto nel buddhismo da sempre si parla di come la vita sia simile alle onde generate dal lancio di una pietra in uno stagno.
Quando lanci una seconda pietra inevitabilmente le onde del secondo impatto entreranno in contatto con quelle generate dal primo.
Anche se i sassi sono lanciati da persone diverse, dalle rive opposte dello stesso stagno.

Un buon motivo per scegliere di fare delle cose buone per gli altri ogni volta che si può.
O, perlomeno cercare di evitare di scassare gli altrui maroni.

Mah! Si vede che si avvicinano le Feste e tutti si sentono più buoni vero?

Beh. Almeno così è, se vi pare...