Il Tempo passa ...


14 gennaio 2008

Ricordarsi di Giordano Bruno






In questi giorni molte notizie riguardano le posizioni che la Chiesa Cattolica e il Papa Benedetto XVI stanno proponendo sul loro ruolo in relazione al resto del mondo.

Un disegno preciso che vuole essere ascoltato.

Che impone di essere ascoltato.

Passa per un folcloristico parziale ritorno nel rituale a gesti del passato, come officiare la messa dando le spalle ai fedeli. Un riferimento al rito preconciliare, ufficialmente per dare risalto all'altare, alla bellezza e all'armonia della cappella del Michelangelo. Come dire che il Capo dello Stato Vaticano, nonché infallibile nella scelte della fede in qualità di pastore del gregge cattolico, si è comportato come una guida turistica qualsiasi.

Chi ci crede veramente?

E' chiaro che è in atto una lenta e progressiva riforma delle procedure all'interno della Chiesa.
Una riforma *nostalgica* con tutta l'accezione negativa che può avere questo termine. Poco importa che il rito abbia seguito la regola post conciliare. Di questo passo c'è tempo per cambiare tutto.

Dopo la moratoria contro la pena di morte ecco che, in Italia, la Chiesa impone la revisione della legge sull'aborto paragonando questa alla pena capitale.
Chi legge potrebbe dire che la Chiesa non impone nulla.
Chi scrive vorrebbe potere essere d'accordo.

A parte l'incoerenza del personaggio che ha proposto la moratoria sull'aborto, incoerenza che non ha bisogno di alcun commento, se non quello dato dalla infelice quanto realistica battuta di Luttazzi, sorge una riflessione spontanea sulla natura del dolore.

La vita deve essere difesa ad ogni costo. E su questo credo siamo tutti d'accordo. Ma la vita se diviene solo sofferenza va difesa a tutti i costi? E' un modo di pensare *umano* questo?
Chiaro che non ritengo giustificabile l'utilizzo dell'aborto come metodo contraccettivo sicuro al 100%. Neanche la legge 194/78 prevede queste finalità. Anzi, le condanna.

Mi domando se sia lecito produrre scientemente sofferenza, quando umanamente questa si può evitare, o se si debba in maniera dogmatica, religiosa, autorevole, voluta da dio ma non umana perpetrare il miracolo della vita come una condanna per i viventi stessi.
Penso a quando l'aborto permette di salvare delle vite. Penso a quando lasciare morire qualcuno che lo richiede sarebbe un atto caritatevole. Penso alla possibilità di impedire alla malattia di condannare la vita di un figlio e dei suoi genitori.
La risposta alla domanda sul dolore è difficile. Va meditata caso per caso. E' relativa alle condizioni che si attuano in un dato momento.
Perché il dolore sulla scelta di far vivere o morire è un dolore grande e rimane comunque. Un dolore che, parlando di aborto, rimane alla donna che decide in questo senso.

La Chiesa è dogmatica e assoluta. Implica decisioni non appellabili e certe.
Ma non ci sono donne nella Chiesa in grado di discutere e valutare cosa è meglio in questi casi. Non c'è potere delle donne nella Chiesa cattolica.
Intanto le ragazzine e le giovani donne non hanno un aiuto sufficiente per quanto riguarda la sessualità consapevole.
Lo so. La posizione della Chiesa è che la sessualità va vissuta entro il Sacramento del matrimonio. E quindi non è necessario alcun chiarimento ed informazione in questo senso.
La contraccezione è una forma di insulto a dio, in quanto impedisce la naturale spinta alla vita per la quale siamo generati da egli stesso medesimo.
Peccato che non tutti siano cattolici. Peccato che lo Stato italiano non è quello Vaticano e dovrebbe professarsi laico.
Peccato che le ragazze *trombano* e se non sono informate rischiano di ammalarsi o di *rimanerci* ... e da come si pone la Chiesa è evidente che la *colpa* è solo loro.

Sta tornando una visione forte di una Chiesa intransigente e moralista. Una Chiesa cattolica che evidentemente vuole riconquistare il mercato americano con lo stesso fervore dei predicatori di quei lidi. Magari anche per far dimenticare i vari scandali di pedofilia che sono accaduti, accadono e accadranno in giro per il mondo.

Una Chiesa che si pone nel ruolo del samaritano e mai della vittima. Come ha fatto notare quel noto mandante di omicidi condannato non più in carcere, in un intervista televisiva.
L'incauto colpevole scrittore, è stato, inutile dirlo, messo alla gogna in un servizio del TG2 di Stato.

Una Chiesa che urla alla *censura* per la protesta di alcuni scienziati dell'Università La Sapienza di Roma, contro la visita di Benedetto XVI a tale Ateneo in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico. Scienziati che protestano in memoria di Galileo Galilei. Che non comprendono perché il Capo di un altro Stato, Capo di una religione che impose l'abiura a Galileo Galilei, padre riconosciuto della scienza moderna, sia invitato a presenziare all'apertura ufficiale delle attività di un luogo di conoscenza facente parte di uno Stato che si dice laico e che ospita anche studenti di altre religioni, come degli atei.
Logica protesta nei confronti di quel Cardinale ora papa, che il 15 marzo 1990 riprendendo le parole di Feyerabend, affermo che il processo a Galileo fu ragionevole e giusto.

Ma la Chiesa indica, impone la via e chiede, impone di essere ascoltata.

E dietro a questa Chiesa tutto il mondo Teo-qualcosa, sia esso politico, in ansia per la paura di perdere un voto, dell'informazione asservita o della cultura confusa.

Perché non vogliamo vivere in un paese nel quale il neoeletto Presidente del CNR rischia il posto per avere firmato la lettera contro la visita del Papa alla Sapienza, su proposta di un politico teo-qualcosa di una formazione a ispirazione cristiana. Un paese nel quale un altro politico di una formazione della destra, arriva a chiedere la denuncia di tutti i firmatari dell'appello contro la visita del Papa, in barba alla libertà di opinione.

Perché non vogliamo che la libertà di parola e critica non esistano anche quando ammissibili, vedi il caso dell'ignobile assassino non in carcere. Costui che è *colpevole per sempre*, ha osato parlare in polemica con qualcosa che ha rilevato su un saggio su Gesù scritto dal Papa. Poco importa il fatto che il Santo Padre scrive nella prefazione del testo medesimo, che non essendo un atto magisteriale vi è libertà di critica da parte del lettore. Poco importa al giornalista attento farsi sfuggire questo dettaglio, per continuare a insistere sulla colpevolezza dell'individuo in modo beffardo. Poco importa che in uno Stato laico e di diritto la detenzione in carcere deve rappresentare il saldo del debito con la società e il recupero ad essa dell'individuo carcerato.

Perché non vogliamo che i lacchè dell'opportunismo minino le basi della cultura e della società appoggiando ora l'una ora l'altra parte sostenendo idee confuse come l'assurdo Cristianismo, che tanto puzza di perbenismo, confusione e *paura* della libertà. Libertà che semmai viene garantita da una sana laicità e, ancora di più, da un sincero quanto produttivo ateismo.

Ricordiamoci di Giordano Bruno. Ricordiamoci della fine che ha fatto. Se non ne sapete nulla andate a vedere il bellissimo spettacolo di Augias.

Ricordiamoci del *valore* della laicità. Ricordiamoci del reale valore della *fede*. Ricordiamoci che ci sono tante fedi e che ognuna ha ragione (dal suo punto di vista ovviamente).
Ricordiamoci che l'essenza del mondo nel quale ci muoviamo è relativa.
Che gli unici binari da seguire per le scelte di umani per l'umanità sono di volta in volta dettate da ragione e cuore. E che lo spirito dell'uomo, che anima la vita, deve amare la libertà da ogni sterile posizione dogmatica, alla lunga causa solo di sofferenza, ingiustizia e morte.

Concludo ricordando che, al di la della struttura e del potere di una Chiesa ormai ridotta ai minimi termini per il suo desiderio di imporre valori *innaturali* e non *umani*, vi era un uomo che è finito sulla croce principalmente per avere combattuto la morale e la relativa struttura di potere vigente ai suoi tempi.
Chissà oggi cosa direbbe e farebbe quell'uomo di fronte a tante assurdità.

Così è se vi pare.

Ringrazio il blog Diario Acido (http://www.gianfalco.it/) per l'utilizzo dell'immagine.

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