ore 1.20. Freddo.
Ti svegli e pensi che non guadagni abbastanza per accendere il
riscaldamento a fine ottobre.
Poi ti rendi conto che il freddo viene da dentro.
Ricordi.
Maggio 1999. Tuo padre seduto sul letto, ha difficoltà respiratorie.
Gli dici di stare calmo. Gli prometti che la prossima estate andrai
con lui la sera a pescare.
Il giorno dopo vai a lavorare alle 6.00.
Non ti accorgi che se ne è andato durante la notte, in silenzio.
ore 2.35. Di nuovo sveglio.
Dicembre 2003.
Tua madre in rianimazione. Le stai vicino pochi minuti.
Sai che arriverà a breve il momento.
La sensazione di sconfitta, il non senso di una vita passata a
convivere con il disagio mentale.
Sudori freddi.
ore 3.43. La notte sembra non passare mai.
Settembre 2004.
Sole fra i capelli biondi una sera passeggiando lungo la costa del Mar Nero.
Tutta la felicità del mondo.
Che un anno dopo non ci sarebbe stata più.
Qualcosa ti stringe lo stomaco.
Una lacrima scorre sulla guancia e bagna il cuscino.
ore 4.25. Il buio sembra sempre più impenetrabile. Dentro te stesso.
Ottobre 2006.
Sei all'ospedale. Reparto psichiatrico. Davanti alla porta chiusa di
una stanza. Ti prepari a vederla.
La sera prima ha risposto al telefono. Dopo 15 giorni che non lo faceva.
Così scopri che è finita in rianimazione. Grazie a suo padre.
Sai che potrebbe essere sfigurata.
Chiudi gli occhi per un attimo. Un respiro profondo. Apri la porta
della camera e sorridi.
ore 4.30. Suona la sveglia del cellulare.
Non hai dormito. Accendi il cellulare e arrivano i primi 3 sms della giornata.
Non vuoi alzarti.
Cerchi di coprirti ancora di più
Sempre più freddo e buio attorno e dentro.
ore 5.20. Angoscia.
Tremi, ma non per il freddo. Senti il buio di un futuro che sembra
senza speranza, avvolgerti. Vorresti urlare.
Stringi forte il cuscino. Piangi, consapevole di essere solo fino alla fine.
ore 6.00. Sei in ritardo.
Ti alzi, prepari una tazza di tè.
Ti lavi, vai in bagno, ti vesti.
Bevi il tè caldo.
Oggi ne avrai per dodici ore. Prima di tornare nello stesso letto.
Meglio così.
Forse la prossima notte sarò abbastanza stanco e dormirò.
Tutto passa. Prima o poi.
Fino a quando non ci sarà più tempo per girare su questo pianeta,
interrogandosi sul perché delle cose.
Sul perché della perdita.
Sul perché del dolore.
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8 commenti:
Ciao, Rez. Non ho parole per commentare, ma con il sentire ti sono vicina, se quanto esprimi è autobiografico.
Annarita
Avrei voluto spezzare la cosa in più racconti diversi.
Solo che oggi ero veramente stanco.
E la notte è stata quello che è stata.
E comunque, c'è molto di più di quello che ho scritto.
Così è la vita.
Come quando sei costretto a farti la barba a secco.
Ti tagli, e lo sai. Ma vai avanti lo stesso perché fino a quando puoi, vivi.
Grazie del commento.
Buon tutto.
Buon tutto anche a te, rez:). Ho segnalato il post sul mio blog perchè trovo che la descrizione, toccante e coinvolgente, è stata anche scritta ottimamente il lingua italiana. La qual cosa non è propriamente diffusa:)
Grazie del complimento. Ciao!
ciau rez ricordati che gli amici quelli veri quelli che ti vogliono bene ci sono sempre. quello che mi fa incazzare e che la vita non ci lascia molto tempo x queste cose cmq sei e sei stato un buon amico,un "mentore" e in alcuni casi anche un padre forse;
comunque vadano le cose non ti dimenticherò mai. non arrenderti perche la tua forza e anche la mia sapere che ci sei e che continui a lottare fa lottare anche me.....
ciau ^^
Alla fine si deve sempre andare avanti. Neanche tanto per se stessi. Ma perché *altri* ne hanno bisogno.
Grassie.
Rez, sei veramente una gran bella persona:)
Stai crescendo in progressione geometrica nella mia stima, se un po' ti può interessare.
A presto, Annarita
@Annarita: non farmi arrossire! Sono solo uno che cerca di andare avanti. Niente di più.
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