Il Tempo passa ...


25 marzo 2009

Ricordiamoci di Gomorra...




Ieri sera ho visto la trasmissione speciale di Che tempo che fa con ospite e protagonista Roberto Saviano.

Normalmente non guardo trasmissioni del genere, anche perché cerco di guardare meno TV possibile.

Serve a cercare di evitare lo squilibrio mentale e l'ulcera qui nel BelPaese, sapete?

Però sto leggendo il romanzo Gomorra.

Faccio fatica a leggerlo.

Per carità. E' molto bello e scritto benissimo.

Ma ogni pagina è un pugno nello stomaco.

Ieri sera la stessa cosa. Un ora e passa di pugni nello stomaco ascoltando Saviano parlare.

Parla di una realtà che, purtroppo, è uno degli aspetti fondamentali dell'italianità: interi territori e strutture sociali conviventi e asservite all'illegalità; con rassegnazione, spesso soprattutto con orgoglio.

Pugni nello stomaco.

Voglia di urlare che non ne vuoi sapere niente, che vuoi stare lontano da gente e persone così, che non è possibile vivere in questo modo.

Poi ti rendi conto che a parlare è un morto.

Si. Un morto che cammina.

Perché la sua condanna a morte la ha scritta lui stesso, pagina per pagina quando ha creato Gomorra.

Ci saranno vari stadi di morte: il tentativo di denigrazione, il far dimenticare tutto.

E poi arriverà un colpo di pistola.

In faccia.

E quando senti queste cose e vedi la luce nello sguardo di questo ragazzo di trenta anni

capisci cosa vuol dire essere vivi, dire basta; volere cambiare le cose.

Anche se questo per Roberto significa praticamente avere rinunciato alla vita tre anni fa.

Significa vivere con una ossessione.

Sapere che un giorno qualcuno potrebbe chiamarti per nome; sapere che quando ti girerai qualcuno ti sparerà.

In faccia.

Una vita così ha un costo così alto che nessun successo o guadagno personale può compensare il dolore allo stato puro.

La scelta di Roberto è la scelta di uno che tiene una sbarra di metallo rovente in mano.

Sa che se la farà cadere sarà la fine della sua vita; e nello stesso tempo il calore brucerà la carne e il dolore, come l'ossessione, distruggerà l'anima.

Roberto ha fatto una scelta.

Non lasciamolo solo.

Facciamo in modo che non sia mai dimenticato, denigrato o lasciato da parte.


Evitiamo che arrivi quella pallottola.

In faccia.

Mettiamo la nostra faccia!


Io mi chiamo Andrea Saviano. Il tempo di fare una foto e di
mandarla qui, dove verrà pubblicata.

La faccia di Andrea Saviano.

Perché la faccia di Roberto non debba mai trovarsi di fronte a una pallottola.

Così è se vi pare.


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P.S. La foto è presa da questo
articolo di repubblica.it che ringrazio per l'uso.

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