Il Tempo passa ...


22 gennaio 2009

Credo, Non Credo, Non mi interessa ...




Recentemente è montata la polemica per un messaggio pubblicitario sulla non esistenza di dio, creando non poca confusione nella Terra dei cachi.

Personalmente ritengo la polemica poco interessante.

Perché in un paese civile si dovrebbe essere liberi di credere e/o non credere in quello che si vuole.

Senza che nessuno possa imporre ad altri la propria posizione in maniera arbitraria.

Ma questo nel BelPaese non accade.

Penso che, più che discutere su qualcosa che nessuno può dimostrare, in merito o meno all'esistenza di dio, la riflessione andrebbe fatto su quanto qualcuno deve accettare in nome di qualcosa in cui la maggioranza degli altri crede.

Nella puntata di ieri della trasmissione Otto e Mezzo, il programma di approfondimento de La7, di cui ho già scritto, si è parlato di questo.

Guardate un po' questo video se avete tempo e voglia:







Non mi interessa scrivere delle sorti di chi rimarrà probabilmente condannato a esistere nella condizione di "diversamente in vita", grazie alle convinzioni pseudo morali fondate, a seconda dei casi, su posizioni dogmatiche religiose o, semplicemente di convenienza politica, di chi ha deciso di decidere così.
Per questa situazione personalmente rimane solo una profonda compassione per la ragazza e per suo padre.

Mi interessa parlare invece di quei personaggi che testimoniando la loro fede, rendono possibile togliere umanità all'uomo nel nome della legge di dio.

La caratteristica fondamentale di questi personaggi è la convinzione profonda di possedere l'unica verità.

E' una convinzione così profonda che gli rende possibile non solo lanciare strali contro coloro che sono presumibilmente senza cultura e persi al di fuori della fede, ma addirittura di correggere e indicare la corretta interpretazione del messaggio religioso ad alcuni rappresentanti della loro stessa casa madre.
Poco importa se poi gli "ignoranti" rispondono a modo.

Questi personaggi portano avanti l'idea dogmatica e reazionaria di una bontà assoluta e perenne da parte dell'organizzazione di cui fanno parte, buon per loro, che ha lo scopo di preservare la vita dell'uomo qui e nel prossimo mondo dopo la morte, come fa una madre amorevole.

E spesso parlano appunto di madre, di accoglienza, di amore.

Lo zelo nel portare avanti questo messaggio è assoluto; poco importa che questi personaggi sfiorino troppo spesso, con la loro certezza di possessori della verità, la divisione in caste, quasi che ci sia "l'uomo" protetto dalla legge di un dio che sta unicamente dalla loro parte, e tutti gli altri dimoranti nell'ignoranza e nel peccato.

Che siano medici che parlano come religiosi in un partito di fallita vocazione progressista, giornalisti con l'aspetto di apostoli continuamente fulminati sulla via dell'informazione dogmatica e acritica, con la copia del proprio libro da far vedere in tv sotto il braccio, o apostati in migrazione da un unico dio a un altro unico dio, poco importa.

Quello che importa è che si fanno strumenti per limitare i diritti e le libertà di coloro che non appartengono al loro credo dogmatico religioso.
O sarebbe meglio dire al loro modo di credere dogmatico religioso.

Confondono la realtà storica per come è stata ricostruita, con la verità storiografica di canoni religiosi rigorosamente astorici.

Certificano come unica valida la legge del loro dio, ben al di sopra ad esempio di quella legge che il consesso umano nel quale vivono si è dato, e difendono l'ingerenza di Stati stranieri nella gestione della vita sociale e politica del proprio paese, in nome della medesima legge.

Sono i primi a definire l'amore e la concordia fra gli uomini nelle parole, salvo sancirne le divisioni nell'applicazione delle parole stesse nel politico e nel sociale.

Ho scritto sempre dio minuscolo, fin qui.

Perché il dio di una sola parte, per quanto grande di persone, è sempre un dio minore.
Tanto minore quanto più esistano unici depositari della verità a glorificarlo.

Sono proprio personaggi come questi che mi hanno convinto di come la fede in un unico dio, vissuta e imposta al mondo in questo modo, sia in realtà

un profondo atto di violenza contro l'intera umanità.

E risulta altrettanto evidente che, sul piano concettuale il credo religioso intrinsecamente più violento di tutti, è quello che maggiormente concede l'identificazione con il dio in questione oltre a una forte componente di deresponsabilizzazione nei confronti di se stessi e degli altri in nome della fede.
Parlo ovviamente del cristianesimo in generale e della sua variante settaria cattolica in particolare.

Poco importano le citazioni filosofiche dotte, i richiami dottrinali o le professioni di fede di questi personaggi in un contesto che nulla ha a che vedere con il senso religioso.


Perché pare evidente che questi personaggi non hanno una visione profonda di ciò in cui dicono di credere.

Pare altrettanto evidente che la loro fede è il risultato di una proiezione di se al di fuori, ove si rischia una caduta senza reti definitiva in caso di auto inganno.

E mi tornano in mente le scene del film W, quando la fine delle riunioni di governo nelle quali si erano decise guerre, menzogne mediatiche e torture si pregava dio insieme...

Da qui la necessità della spada tratta nella difesa della propria fede che è solo debolezza.

Se così non fosse, semplicemente, non farebbero ne direbbero quanto fanno o dicono.

Sono questi personaggi che leggendo parole come queste parlano solo di ignoranza, di odio e di incapacità di capire da parte di chi è stato in grado di scriverle.

A me non interessa.

So di essere ignorante.

So che l'ignoranza è la base della sofferenza.

Ma so anche che "ignoranza" è una parola alla quale personaggi come questi danno una interpretazione ben diversa dalla mia, in quanto "essi sono i possessori e i portatori dell'unica verità".

Così è se vi pare

P.S.
L'immagine viene da questo sito, che ringrazio per l'utilizzo.


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