E' parecchio che provo difficoltà nello scrivere qui.
Perché?
Perché dovrei parlare troppo spesso delle cose che accadono e che mi riempono di sconcerto e desolazione.
Poi, forse anche per via delle riflessioni che accompagnano l'approssimarsi del confine degli *anta*, sono molto malinconico.
Oggi è l'8 settembre.
Sfido chiunque a chiedere ai ragazzi sotto i venti anni che cosa rappresenta questa data.
E così vista l'ignoranza media che si vuole ancora sostanziare distruggendo la base dell'istruzione pubblica a tutti i livelli dalla scuola elementare all'università, si inizia a riscrivere la storia.
Basta leggere questi due articoli (Repubblica - Corriere) senza andare a cercare troppe altre fonti, per capire il cuore del mio disgusto di oggi.
Il Bel Paese é ricco di reati praticati alla luce del sole, solo perché spesso grazie alle leggi ad personam reati non sono più, o, meglio ancora, perché i delinquenti che *sono e hanno* il potere possiedono anche l'arroganza di farsi vedere in tutta la potenza grazie alla filosofia dei *furbi* che fregano tutti gli altri.
In un paese che avrebbe bisogno di una reale pulizia morale e invece riceve solo incitamenti alla pulizia politico religiosa, di cui francamente non c'è alcun bisogno, è facile scordarsi che esiste ancora il reato di
Non sono un' avvocato. Ma che passi quasi sotto silenzio l'evidenza per la quale, sia il Sindaco della Capitale del Bel Paese, che il Ministro della Difesa, potrebbero anche essere denunciati per avere commesso questo reato con quanto hanno dichiarato, mi lascia senza parole.
Signore e Signori cari, popolanti le aree del Bel Paese.
E' finita.
Quando si riesce a far passare come giusto quanto fatto da una Dittatura e dal suo disgraziato prosieguo post armistizio dopo la caduta, è finita.
Quando si riesce a far passare come giusto quanto fatto da una Dittatura che ha partecipato con la vergogna delle leggi razziali alla follia nazista, senza che nessuno dica niente, senza che la maggioranza delle persone appartenenti alla società civile non si indigni, è finita.
Forse perché nel Bel Paese non c'è una società civile... è finita.
Tenetevi la Terra dei cachi per come la volete:
Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi; tanta voglia di ricominciare abusiva.
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate; il visagista delle dive e' truccatissimo.
Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto:
Italia si' Italia no Italia bum, la strage impunita.
Puoi dir di si' puoi dir di no, ma questa e' la vita.
Prepariamoci un caffe' , non rechiamoci al caffe' : c'e' un commando che ci aspetta per assassinarci un po'.
Commando si' commando no, commando omicida.
Commando pam commando papapapapam, ma se c'e' la partita
il commando non ci sta e allo stadio se ne va,
sventolando il bandierone non piu' sangue scorrera' ;
infetto si' ? Infetto no? Quintali di plasma.
Primario si' primario dai , primario fantasma ,
io fantasma non saro' e al tuo plasma dico no.
Se dimentichi le pinze fischiettando ti diro'
"fi fi fi fi fi fi fi fi ti devo una pinza,
fi fi fi fi fi fi fi fi, ce l ' ho nella panza".
Viva il crogiuolo di pinze. Viva il crogiuolo di panze.
Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande cosi'.
Italia si' Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi.
Italia sob Italia prot, la terra dei cachi.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo;
un totale di due pizze e l'Italia e' questa qua.
Fufafifi' fufafifi' Italia evviva. Italia perfetta, perepepe' nanananai. Una pizza in compagnia, una pizza da solo: in totale molto pizzo, ma l ' Italia non ci sta. Italia si' Italia no, Italia si'
ue' , Italia no ,ue' ue' ue' ue' ue'.
Perche' la terra dei cachi e' la terra dei cachi. No.
A me non interessa più.
Così è se vi pare.
8 commenti:
A me non interessa più
E sai quanto gliene frega a loro?
Niente!
E sai cosa dicono fra loro? Dicono: "lascia che s'indignino. Prima o poi si stancheranno. Sono dei pigri. Sono italici."
E sai cosa dicono fra loro? Dicono: "lascia che s'indignino. Prima o poi si stancheranno. Sono dei pigri. Sono italici."
Proprio per questo non mi importa più, Chiara.
Proprio per questo...
A proposito di Fascismo, Leggi Razziali e connessioni col movimento ambientalista italiano. Alessandro Ghigi (1875-1970) è considerato il padre dell'ecologismo italiano. Il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi ha definito Ghigi come "l'antesignano di ogni organizzazione della natura nel nostro paese". Si tratta perciò di un padre dell'ideologia ambientalistica italiana. Pochi sanno però che Alessandro Ghigi è stato anche un razzista caparbio, vicepresidente della Società Italiana di Genetica ed Eugenetica (SIGE), che ha partecipato ai congressi internazionali delle società eugenetiche, che ha scritto libri disprezzando ebrei, neri ed altre etnie, che ha firmato il Manifesto della Razza del fascismo nel 1938 con cui ebbe inizio la discriminazione degli ebrei in Italia. Basta scavare un po' dietro la facciata rispettabile di Ghigi per trovare notizie inquietanti, talvolta rimosse dalle biografie ufficiali. Nel suo libro "Problemi biologici della razza e del meticciato" (Zanichelli, Bologna, 1939), Ghigi descrive il tema delle degenerazioni causato dall'incrocio con razze nere che sarebbero "evolutivamente inferiori e geneticamente incompatibili". Nel 1959, dopo alcune esperienze di carattere locale, Ghigi diede vita alla Federazione Nazionale Pro Natura. Nella Carta di Forlì (1973-1981) Pro Natura precisa tutti i fondamenti di quello che negli anni che seguirono è stato il programma di tutte le associazioni ambientalistiche italiane. In pratica vi si sostiene che un aumento dei livelli di vita è da evitare perchè danneggia la natura.
Approfondimenti nel mio blog
Ambientalismo di Razza
Il mondo è bello perché è vario.
In pratica vi si sostiene che un aumento dei livelli di vita è da evitare perchè danneggia la natura.
Un mondo o semplicemente una società nella quale l'individuo non sia in grado di avere rapporti equilibrati con i suoi simili e con quanto gli sta attorno è destinato a produrre un danno nel breve, medio e lungo termine.
Il danno a breve ricadrà sugli individui più deboli; quello a medio sulle strutture e gli ambienti nei quali si è sviluppata quella società.
Il danno sul lungo periodo sarà la cancellazione della società e di quanto questo comporta.
Anche per questo a me non importa più...
Caro Rez,
ti riporto qui sotto un commento che ho postato sul blog di Chiara, perchè credo che sia un po' in tema con quanto hai scritto.
Saluti Davide
"Distinte Chiara e Francesca,
in relazione a quanto detto sopra vorrei riportarvi un paio di articoli scritti da Giampaolo Pansa, vice direttore dell'Espresso e una delle menti più lucide della sinistra italiana, perchè leggendo quello che scrivete su MC ho l'impressione che la sinistra non si renda conto degli errori che sta facendo. Solo comprendendo e correggendo i suoi errori la sinistra può sperare di vincere le prossime elezioni.
Ti riporto questi tre articoletti di Pansa perchè credo che spieghino molte cose che abbiamo detto sopra. Più volte ti ho detto che per farti capire perchè la sinistra sia quella che porta le maggiori responsabilità del declino italiano mi ci vorrebbero tante ore. Gli articoli che riporto sotto in pochi minuti possono far capire molte cose.
Ciao e un bacio a tutte e due.
1)
Quel meeting ci batterà. La ruota della storia ha cominciato a girare nel senso opposto. Solo i califfi del Pd non se ne sono accorti .
Berlusconi al Meeting di Comunione e liberazione a Rimini. Al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini c'ero andato molti anni fa. Era l'agosto del 1986 e dovevo discutere di informazione con Enzo Biagi, il moderatore era Robi Ronza. In seguito mi avevano invitato altre volte, ma per qualche motivo non ero riuscito a tornarci. Quest'anno ho accettato e il 27 agosto ho risposto alle domande di Alberto Savorana, il portavoce di Cl. Il tema dell'incontro recitava 'La passione per la storia' e lo scopo era discutere dei miei libri sulla guerra civile italiana. Il primo choc è stato di trovarmi di fronte a una platea di mille persone, venute per capire che tipo sono. E molte altre mi aspettavano fuori da quel salone strapieno, per ringraziarmi, per stringermi la mano, per incitarmi ad andare avanti. Che scoperte ho fatto quella sera e il giorno successivo, nel vagare per il Meeting? Soprattutto tre. La prima che lì c'era un popolo, ossia una folla sterminata di gente comune, però non qualunque. Spesso di condizioni modeste e a famiglie intere. E tutti avevano nel cuore il desiderio di stare insieme, ma anche di incontrare persone diverse da loro. La seconda scoperta è stata che questa gente non ti chiedeva da dove venivi, ma voleva soltanto comprendere dove stavi andando.Nessuno mi ha fatto l'analisi del mio sangue politico. Nessuno mi ha chiesto per chi avevo votato. Nessuno mi ha domandato se preferivo Berlusconi o Veltroni. Erano soltanto interessati a sapere perché avevo scritto quei libri, che cosa mi aveva mosso a fare quel passo e se intendevo proseguire lungo quella strada. Era il mio percorso umano che volevano scrutare, con lo sguardo attento dell'amicizia: il mio viaggio alla ricerca della verità e di me stesso. E ogni volta mi sono sentito ascoltato e mai giudicato. Non mi era mai successo.La terza scoperta sono stati i giovani che lavoravano al Meeting, dalla mattina sino a tarda sera. Confesso che non voglio mai occuparmi dei giovani. La mia distanza da loro è ormai troppo grande, e non solo a causa dell'età. A Rimini ne ho incontrati un esercito. Erano più di 3 mila per far girare al meglio la macchina. Tutti volontari, tutti venuti a loro spese. Luigi Amicone, il direttore del settimanale 'Tempi', mi ha raccontato che ne erano arrivati 14 dal lontanissimo Kazakistan, stretto fra Russia e Cina. Pagandosi il viaggio e soltanto per pulire i bagni. Nell'osservare il mondo del Meeting mi sono ricordato del vecchio motto di un presidente francese: François Mitterrand. Aveva vinto le elezioni con lo slogan: 'Una calma forza tranquilla'. Anche i ciellini sono così. E anche per questo vinceranno. Diventando sempre più forti in un'Italia nevrotica che non crede in niente, strozzata dal relativismo, senza più passioni o aggrappata a brandelli di passioni consunte che non sono più una bandiera. Uno che l'ha capito subito è un'astuta eccellenza del Partito Democratico: Ugo Sposetti, già tesoriere dei Ds e grande esperto delle vecchie Feste dell'Unità. Quando è arrivato al Meeting, ha iniziato a girare, a guardare, ad ascoltare. E ha concluso: "Devo ammetterlo, siete più bravi di noi. Per vedere la nuova Festa dell'Unità bisogna venire da voi a Rimini". A qualche ciellino si sarà accapponata la pelle nel sentir paragonare il Meeting alle defunte feste comuniste. Ma Sposetti ha visto giusto. Proviamo a pensare alla Festa nazionale del Pidì a Firenze. Quasi tutte le sere, per capire che roba sia, mi guardo Nessuno tv che fa le dirette dei dibattiti alla Fortezza da Basso. Se fossi Veltroni oscurerei quell'emittente. E rinuncerei a metter su la tivù del partito. Che strazio il cabaret dei sopravvissuti! Vecchie facce che danno aria ai denti per dimostrare di essere in vita. Litanie logore, spesso urlate di fronte a molte sedie vuote o ai volti annoiati di militanti più anziani di me.Mi godo lo spettacolo con un sentimento doppio. La maligna goduria di aver fatto bene ad avere cattivi pensieri sulla sorte delle sinistre italiane. E l'angoscia di vedere sparire un mondo nel quale anch'io ho creduto. Poi mi dico: forse la ruota della storia ha già cominciato a girare nel senso opposto. E i superbi califfi del Pidì e delle altre parrocchie rosse non se ne sono accorti. Ripenso al meeting di Rimini e concludo: maledetti ciellini, ci sconfiggerete. Anzi ci avete già battuti. Come diceva la favola del cavaliere che combatteva senza accorgersi di essere già morto? È il caso della sinistra di oggi. Speriamo che i vincitori ci offrano almeno l'onore delle armi.
2)
Dopo la festa guai in vista. Da quella del Partitone rosso del '92 a Reggio Emilia i rompiballe doc esclusi dalle messe cantate del PD.
Achille Occhetto al congresso del Pci (1990)Un tempo l'essere invitato alla Festa nazionale dell'Unità era un grande onore per un giornalista. Più ti consideravano uno spaccapalle, più ti invitavano. Il vecchio Pci non temeva il confronto con la stampa borghese. Anche il Pds uscito dal dramma del 1989 aveva ereditato la stessa voglia di mostrarsi liberal. E così accadde quello che vi racconterò. Era il settembre 1992 e pure gli eredi del Partitone Rosso si trovavano sotto il torchio di Mani Pulite. All'inizio di luglio, Achille Occhetto, segretario del partito, era corso a Milano per due roventi assemblee di iscritti. Gli rinfacciavano le tangenti incassate da alcuni dirigenti ambrosiani. In entrambi i casi, il povero Baffo di Ferro si difese, sgomento: "Vi giuro che non sapevo nulla di quello che accadeva qui!". Trascorsero due mesi e andai a Reggio Emilia dove si svolgeva la Festa nazionale. Ero stato precettato per un dibattito dal tema gommoso: 'Questione morale e partiti'. Avevo al mio fianco Antonio Bassolino, mentre il moderatore era Gad Lerner. Mi sentivo in libera uscita dal lavoro all''Espresso'. E volevo godermi un giorno di vacanza. Non avevo premeditato nulla, tanto meno contro Occhetto. Mi stava simpatico. E durante la svolta della Bolognina, quando cambiò il nome al Pci, m'ero sentito dalla sua parte. La sera dell'8 settembre 1992 ci ascoltava la solita grandissima folla. Ispirandosi al calendario, Lerner mi chiese di parlare dell'8 settembre dei partiti nel terremoto di Mani Pulite. Visto che eravamo ospiti del Pds, parlai del padrone di casa. Occhetto sosteneva di non sapere delle tangenti milanesi intascate dai suoi. Se diceva la verità, Baffo di Ferro s'era dimostrato un ingenuo al cubo. Se mentiva e sapeva tutto, era un gran bugiardo. Ma in entrambi i casi doveva dimettersi da segretario. Perché un partito come il Pds non poteva essere guidato da uno sciocco o da un mentitore.
Mi aspettavo una tempesta di fischi, di urla, di insulti. E invece, con mia grande meraviglia, venni avvolto da una tempesta di applausi. Insomma, tutto il pubblico della Festa era d'accordo con quel provocatore di Pansa. La bolgia durò un bel po'. Gli altri partecipanti al dibattito erano rimasti spiazzati. Bassolino tentò una difesa del partito, urlando: "Ci sono anche nostre responsabilità, però non possiamo essere messi sullo stesso piano della Dc e del Psi!". Ma la frittata era fatta. A dibattito concluso, andammo in un ristorante della Festa a mangiare l'erbazzone reggiano: sfoglia salata ripiena di spinaci. Quando ci salutammo, Bassolino mi ringhiò in un orecchio: "Così Achille impara a dar retta ai consigli di Scalfari e tuoi. Io me li ricordo gli articoli che scrivevi su 'Repubblica' nel novembre del 1989: vai avanti, Occhetto, avanti nel tuo azzardo!". La mattina seguente, prima dell'alba, Piero Fassino venne svegliato da una telefonata furente di Achille: "Hai sentito che cosa ha fatto il tuo amico Pansa alla Festa dell'Unità?". Ma Piero non sapeva nulla. Allora, con voce strozzata, Baffo di Ferro gridò: "Ha chiesto le mie dimissioni! E il pubblico si è alzato in piedi ad applaudirlo! Basta: non andrò più a Reggio Emilia a concludere la festa". Sempre quella mattina, Walter Veltroni, direttore dell''Unità', si era preso un giorno di vacanza con la moglie, a Venezia: voleva godersi un pezzettino del Festival del cinema. Aveva appena posato la valigia in albergo che lo chiamarono dal giornale. E gli chiesero di rientrare subito a Roma perché Occhetto minacciava sfracelli. Achille sospettava una manovra per distruggere la sua immagine. Un complotto ordito dal maledetto Massimo D'Alema, con la complicità di quel manigoldo di Pansa, finto tifoso di Baffo di Ferro. Con lentezza, le acque si calmarono. E Occhetto venne convinto a tenere il discorso di chiusura della Festa.Ve lo immaginate un giornalista che, alla Festa nazionale del PD, in corso a Firenze, chieda le dimissioni di SuperWalter perché non sa tenere insieme il nuovo partito? Io no. I Rompiballe Doc sono stati esclusi da tutte le messe cantate alla Fortezza da Basso. E se c'è da fare il viso feroce, bisogna puntare soltanto sul Caimano di governo e i suoi ministri, invitati alla Festa perché facciano i pupazzi da piattonare con lo spadone. Ma questo mi pare il riflesso di una grande insicurezza del Pidì. E del timore che, una volta finita la Festa, cominci una stagione di guai per Veltroni e C. Tempi duri all'orizzonte. Speriamo di essere sempre qui a raccontarli, con la solita schiettezza.
3)
Il regime di Ecce Bombo. L'allarme di Nanni Moretti sull'assenza di opinione pubblica? È il vizio della sinistra che bolla di fascismo chi non la pensa come lei.
Dal Festival del cinema di Locarno, Nanni Moretti ha lanciato un allarme: in Italia l'opinione pubblica non esiste più. A sentir lui, lo dimostrano una serie di fatti: primo fra tutti il ritorno di Silvio Berlusconi al governo fra l'indifferenza degli italiani, che non s'indignano per i conflitti d'interesse del Caimano e per il suo strapotere nei media televisivi. L'allarme di Moretti mi fa sorridere. E mi obbliga a domandarmi dove viva il nostro celebre regista. Forse a Roma, ma rinchiuso in uno studio cinematografico con quattro amici che la pensano come lui. Oppure ha scelto di stare in qualche paese lontano, da dove l'Italia non si scorge più. Se Moretti andasse in giro per il nostro paese, si renderebbe conto subito di una verità: l'opinione pubblica non soltanto non è scomparsa, ma si è moltiplicata e parla i linguaggi più diversi. Esiste sempre quella della sinistra radicale, rimasta fuori dal Parlamento, però assai attiva e incavolata nelle sedi di almeno tre partiti e nelle piazze. C'è sempre l'opinione di centro-sinistra, anche se oggi appare la più disorientata per la sconfitta elettorale e per il caos che logora il partito di riferimento, il povero Pidì di Walter Veltroni. C'è l'opinione pubblica di centro-destra, molto forte perché i suoi leader politici sono ritornati al governo con l'eterno Berlusconi. Ma anch'essa tormentata dai messaggi contraddittori che riceve. L'ultimo riguarda l'abolizione dell'Ici. Questa tassa deve tornare, strilla la Lega. No, l'Ici l'abbiamo salutata e non ritornerà più, giurano il Pdl e An. E infine c'è l'opinione pubblica di destra. È sempre esistita, ma sino a qualche anno fa se ne restava in silenzio. Adesso parla, legge, discute, si difende e attacca, come fanno tutte le opinioni pubbliche nelle grandi democrazie. Per rendersene conto, è sufficiente partecipare a incontri pubblici che non siano le vecchie Feste dell'Unità o del Pd, come si chiamano oggi: recinti chiusi, dominati da un razzismo intellettuale sempre più stantio e sterile. Questa opinione di destra tutela anche la propria memoria storica, che non si sta affatto dissolvendo, checchè ne pensi e ne scriva
SuperWalter. Tornando all'argomento di Moretti, il suo difetto sta nel manico. Ossia nella convinzione che l'unica opinione pubblica a contare sia quella contraria al Caimano. Anche più di un giornale e parecchi opinionisti la pensano così. Ma proprio questo è l'errore più grande. E nasce dal riflesso condizionato di una concezione autoritaria della democrazia. In nessun paese libero sarebbe possibile sostenere il principio che ha diritto di cittadinanza un solo modo di pensare. Succede così soltanto negli Stati illiberali. Ed è successo così nell'Europa del Novecento, prima nella Russia comunista, poi nell'Italia fascista e nella Germania nazista. Mi guardo bene dal dare a Moretti del cripto-fascista, ossia del fascista nascosto e in abito simulato. Innanzitutto perché non lo è e non lo è mai stato. Poi perché l'accusa di fascismo non ha più forza, visto l'abuso che se ne sta facendo. Identico all'abuso della parola regime. Per molte famose teste d'uovo delle tante sinistre, tutto ciò che non coincide con la loro visione del mondo è fascismo. Persino la presenza di un po' di soldati nelle città dove il crimine è più diffuso diventa la prova che le Brigate Nere sono tornate, pronte a torturarci. E la gente che applaude ai militari è soltanto popolo bue, che ha portato il cervello all'ammasso per ordine delle tivù di Berlusconi. Potrà sembrare una forma di contrappasso, però tanti intellettuali antifascisti si stanno impiccando da soli all'albero fantasma del fascismo. Anche perché dimenticano la regola numero uno di chi usa l'intelletto: chiamare le cose con il nome giusto, come ha ricordato Luca Ricolfi in un importante articolo sulla 'Stampa' del 15 agosto. Non intendono farlo per pigrizia culturale, per vanità faziosa, per ottusità politica? Peggio per loro. Saranno sempre meno credibili. E soprattutto rischieranno di fare la fine del personaggio di un celebre film di Moretti. Ve lo rammentate 'Ecce Bombo', del 1978, l'esordio di Moretti nel cinema professionale? C'era una figura indimenticabile: la sessantottina smonata che ripeteva "Giro, vedo gente, faccio cose". Ecco, cari amici che paventate un nuovo Mussolini: girate e vedete un po' di gente, ma di quella che non vi somiglia. Vi renderete conto che il regime di Ecce Bombo è la più sgangherata fra le trappole per i vostri sacri lombi.
Il fatto è che io vado in giro, faccio cose e vedo gente...
Gente che appena è cambiato il Governo ha ricominciato ad evadere in tutti i modi le tasse.
Gente che a malapena è in grado di sentire quello che viene detto in televisione e poi di ripeterlo a pappagallo, perché *se lo hanno detto in tv* deve essere vero...
Gente come i giovani di un certo movimento politico che dicono che non rinunceranno mai al fascismo, commettendo quindi un reato senza che NESSUNO in questo Paese faccia nulla.
Il problema di questo Paese si può definire come assenza di una classe politica e dirigente in grado di fare il suo lavoro: il bene del Paese e dei suoi cittadini, indipendentemente dalla collocazione in Parlamento, e ovviamente fatti salvi i casi di singoli che, come tali, sono impotenti nel cambiare le cose.
E questo accade non tanto per la poca coscienza critica dei popoli italiani, come dice Moretti.
Accade per l'enorme ignoranza che pervade tutte le varie componenti popolari chiamate come insieme cittadini italiani.
Niente di più. Niente di meno.
Come dicevo, non che a me interessi troppo ormai...
Caro Rez,
""Come dicevo, non che a me interessi troppo ormai...""
Credo che sei troppo pessimista. Io ho votato centro destra ma se il governo continua a fare errori alle prossime elezioni posso cambiare il mio voto. Però il governo starà pure facendo tanti errori ma anche a sinistra vedo tanta confusione.
Ciao
Credo che sei troppo pessimista. Io ho votato centro destra ma se il governo continua a fare errori alle prossime elezioni posso cambiare il mio voto. Però il governo starà pure facendo tanti errori ma anche a sinistra vedo tanta confusione.
Non so se sono pessimista o meno.
A me non pare che *strutturalmente* vengano prese delle decisioni utili che possono solo essere decisioni che portino vantaggi e guadagni reali sul medio - lungo periodo.
In assenza di una classe politica incapace in questo senso, perché sapere fare benissimo i propri interessi non significa sapere fare bene l'interesse di tutti, non c'è molto da stare allegri.
E' una questione di cultura generale. Coloro che stanno al potere in Italia, non escludendo la cosiddetta *opposizione*, sono l'emanazione di una ignoranza profonda e di una mancanza di visione prospettica nel tempo e in ciò che è semplice buon senso.
Se tutti pensano a fregare il prossimo loro per un immediato vantaggio credo che si possa costruire ben poco.
Inoltre, mentre esiste un movimento stabile, con strategie differenti, la cui cultura va dal conservatorismo, al neo liberismo d'assalto, alla pratica applicazione del progetto P2 essere, movimento che possiamo identificare come la *destra*, dall'altra parte è stato commesso un omicidio.
La mano dell'assassino è stata quella del Kennedy de noartri, leader di quello che più che un Partito è una bestemmia.
Ma il delitto venne progettato anni fa, con un piano chiamato Riformismo.
A sinistra i nuovi giovani politici (15 o 20 anni fa) avevano già smesso di ragionare a sinistra.
Dove per sinistra qui intendo fare l'interesse dei più deboli.
La sinistra in Italia non esiste più.
E di questo pagheranno le conseguenze tutti in maniera diretta o indiretta.
Anche per questo, ripeto, a me non interessa più...
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